Il giacinto d'acqua, Eichhornia crassipes (Mart.) Solms, è una specie esotica invasiva di rilevanza unionale originaria del bacino dell'Amazzonia dove costituisce la principale fonte di cibo del lamantino amazzonico. È una pianta acquatica, idrofita natante, appartenente alla famiglia delle Pontederiaceae, che vive sulla superficie di fiumi, canali e laghi delle regioni tropicali. La pianta, di dimensioni modeste, è costituita da cespi fogliosi con foglie tonde, lucide e piccioli carnosi, ricchi di un particolare tessuto, detto parenchima aerifero che favorisce il suo galleggiamento. La presenza di stoloni permette la produzione di numerosi individui che possono coprire molto rapidamente ampi specchi d'acqua.
In primavera la pianta produce un'infiorescenza costituita da una spiga di fiori alquanto appariscenti di colore blu-viola, con macchie gialle sulla sommità dei petali superiori. Non sopporta temperature inferiori ai 10 gradi, predilige l'esposizione al sole, ma si abitua facilmente anche all'ombra, necessita di acqua ricca di nutrienti e con bassi livelli di salinità.
La prima introduzione del giacinto d’acqua in Europa risale al 1823-25 quando alcune piante raccolte a Trinidad da David Lockhart furono consegnate ai giardini di Kew in Gran Bretagna. Negli anni successivi la specie risultava coltivata in diverse località inglesi e distribuita con il nome di Pontederia elongata. In breve tempo il giacinto d’acqua divenne una pianta comune in molti orti botanici, quali Parigi (1829), Vienna (1842), Amsterdam (1857), divenendo una specie ornamentale conosciuta ed apprezzata.
Non si conosce la data esatta della sua prima introduzione in Italia, tuttavia il giacinto d’acqua risultava coltivato in diversi giardini botanici già nella seconda metà del XIX secolo, tra cui Padova e Napoli. Era inoltre presente in diversi cataloghi commerciali e quindi abbastanza facilmente disponibile in gran parte del territorio nazionale.
La prima segnalazione relativa alla sua presenza spontanea in un ambiente naturale, risale al 1982 e si riferisce alla Sicilia. Successivamente, viene segnalato anche in Lazio (1983), in Friuli-Venezia-Giulia (2001), in Toscana (2006) e, più recentemente in Veneto (2012), Campania (2012) e Sardegna (2012). In quest'ultima regione si sono osservati i danni maggiori e sono stati sostenuti costi molto elevati per le operazioni di rimozione che, tuttavia, non hanno ancora consentito di eradicare la specie dall’isola. Il sito di maggior presenza è localizzato nella provincia di Oristano ed interessa un tratto di diversi chilometri del fiume Rio Mare ‘e Foghe (Riola Sardo).
In generale, nella maggior parte delle zone del mondo a clima temperato, tropicale o sub-tropicale dove il giacinto d’acqua è stato introdotto dall'uomo per scopi ornamentali o per altri usi (ad esempio fitodepurazione), si sono verificati degli eventi accidentali che hanno consentito a questa specie di sfuggire dai siti di coltivazione ed occupare vaste aree di ecosistemi fluviali, acque interne, canali irrigui e navigabili, con gravi danni ambientali ed economici. È considerata, infatti, una delle 100 specie aliene invasive più dannose del mondo. I fitti tappeti galleggianti impediscono la penetrazione della luce, modificano il ciclo dei nutrienti e la velocità di sedimentazione, determinano la morte di gran parte della fauna fluviale, modificano la vegetazione acquatica, trasformano in maniera sostanziale gli ecosistemi invasi.
Gli interventi di controllo sono molto costosi e necessitano di un elevato numero di ripetizioni per assicurare l’eradicazione. Possono avere successo solo se attivati nelle prime fasi del processo di invasione. Devono essere inoltre inseriti in più generali piani d’azione integrati che prevedano anche delle azioni di controllo delle qualità delle acque e la sensibilizzazione di tutti i portatori di interesse. La migliore strategia è quindi la prevenzione, con l’applicazione del divieto di commercializzazione, coltivazione e detenzione previsto dal Regolamento comunitario.
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