Quella di Dundee è stata la terza conferenza internazionale e la prima in Europa su questa materia: le prime due si sono svolte in Nuova Zelanda, paese tradizionalmente molto attivo nell’affrontare il fenomeno. Tra i partecipanti, anche Piero Genovesi, primo tecnologo ISPRA, Presidente dell’IUCN/SSC Invasive Species Specialist Group (ISSG) nonché project manager ASAP.
Quale il bilancio all’indomani della conclusione dell’evento?
La Conferenza di Dundee ha avuto enorme successo: i partecipanti provenivano da 44 paesi del mondo e gli esperti intervenuti sono stati 300. Si è deciso di organizzare l’incontro nella cittadina scozzese per vari motivi, tra cui il riconosciuto merito dell’Università di Dundee di aver realizzato un importante progetto di eradicazione del ratto dai territori della Georgia del Sud, grazie al quale sono stati salvate milioni di uova e di piccoli di uccelli. Il progetto, costato oltre 8 milioni di euro, ha avuto un’enorme rilevanza in termini di difesa della biodiversità. A conferma dell’attenzione del Regno Unito per il fenomeno delle specie aliene invasive, la Conferenza di Dundee è stata aperta da Sua Altezza la Principessa Anna, patrono, tra l’altro, della Georgia del Sud. Presente anche il Segretario di Stato britannico agli affari rurali e alla biosicurezza, Lord Gardiner, il cui mandato ha, tra gli obiettivi, proprio quello di ridurre le minacce legate alle specie aliene invasive.
Si tratta di un tema delicato: le isole del mondo ospitano grandissima parte della biodiversità mondiale e le specie aliene invasive rappresentano una fortissima minaccia. Le isole, pur occupando solo il 5,5% della superficie terrestre, ospitano più del 15% delle specie; su di esse, oltre il 60% di tutte le estinzioni degli ultimi secoli. Se una specie su 3 sulle isole si è estinta anche a causa delle specie aliene invasive, 1 su 5 trova in esse l’unica ragione di tale scomparsa.
In che modo le esperienze maturate nelle aree insulari per contrastare le specie aliene invasive possono essere trasferite anche in altri contesti?
Nelle isole, le iniziative sono sempre state molto avanzate, soprattutto in termini di controllo. Sono stati infatti realizzati oltre 1200 progetti di eradicazione, il cui tasso di successo è stato dell’85%. Studi recenti hanno dimostrato che 329 specie minacciate su 284 isole del mondo hanno avuto benefici significativi a seguito di azioni di eradicazione. La Conferenza di Dundee è stata l’occasione per confrontarsi su diversi progetti di successo, alcuni dei quali hanno visto la partecipazione di ISPRA, come il Life Montecristo 2010, grazie al quale le berte, che nell’isola erano solite nidificare, erano scomparse a causa della predazione dei ratti. Ora sono tornate e il progetto è stato un successo riconosciuto a livello internazionale.
Quando parliamo di specie aliene invasive, tuttavia, non possiamo fermarci alla sola soluzione dell’eradicazione e di questo ho a lungo parlato con Lord Gardiner: è opinione comune che il tema vada affrontato anche in termini di biosicurezza, ovvero di protezione delle nostre isole attraverso interventi di riduzione delle specie aliene invasive. Nella stessa Georgia del Sud, dopo l’eradicazione del ratto, sono state messe in atto misure per evitare che navi commerciali e turistiche potessero veicolare tali specie.
La forma più efficace di intervento, a mio parere, è la prevenzione; il dibattito in specifiche sessioni è stato proprio incentrato sul miglioramento dei controlli, tesi a ridurre il verificarsi di questo fenomeno.
Non molto tempo fa anche Honolulu, nelle isole Hawaii, ha ospitato un’importante conferenza dedicata alle specie aliene invasive. Cosa è emerso in quella occasione?
Nel corso del World Conservation Congress, nel settembre 2016, è stata lanciata la “Honolulu Challenge on Invasive Alien Species”.
L’iniziativa, di cui sono stato uno dei promotori, è tesa a incoraggiare una maggiore azione a livello globale nella lotta alle specie aliene invasive, sia in termini di prevenzione che di controllo e informazione. L’obiettivo principale è quello di ottenere l’impegno da parte dei governi, delle associazioni non governative e delle aziende private a lavorare di più su questa materia.
Il Governo della Gran Bretagna si è impegnato a investire circa 3 milioni di euro nei prossimi anni per sviluppare politiche di biosicurezza nei territori d’Oltremare mentre quello neozelandese ha dichiarato l’intenzione di rimuovere completamente almeno una specie aliena invasiva da tutto il territorio nazionale. Un importante riscontro è arrivato anche da associazioni governative e non governative, come Island Conservation, CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation), l’associazione Bird Life, la più grande NGO di protezione degli uccelli al mondo, nonché ditte private come la Biodiversity Consultancy, che si è impegnata ad aiutare i clienti del settore privato a identificare le minacce da specie aliene invasive nei progetti industriali e a lavorare per prevenirne e mitigarne gli impatti. La “Honolulu Challenge on Invasive Species” vede un forte impegno anche di ISPRA il quale, infatti, ospita i due maggiori database mondiali sulla materia, il “Global Invasive Species Database” e il “Global Register of Introduced Invasive Species (GRIIS).
Quali saranno i prossimi appuntamenti nazionali e internazionali dedicati alle specie invasive?
Dopo Dundee, probabilmente la prossima conferenza si terrà in Messico o nell’America settentrionale, fra 3-4 anni.
In Italia, questa è una materia di cui si discute molto, anche in relazione al regolamento 1143 dell’Unione europea che ci obbliga ad essere più attivi e propositivi. Sono infatti in calendario molte iniziative: solo a settembre interverrò alla Conferenza nazionale dell’Unione zoologica italiana, a Torino, e alla Conferenza nazionale di Ecologia, organizzata a Napoli dalla S.It.E., la Società Italiana di Ecologia. Nel corso dello stesso mese ASAP sarà presenti anche al Flormart di Padova, il più importante salone dedicato al settore florovivaistico nazionale ed internazionale.