Un recente articolo pubblicato sulla rivista internazionale Oryx ci racconta l’incredibile storia emblematica dell’ippopotamo Hippopotamus amphibius introdotto in Colombia come specie ornamentale dal narcotrafficante Pablo Escobar e ora diffuso nel bacino del Fiume Magdalena, il più esteso del paese sudamericano.
Combinando i dati disponibili per la popolazione colombiana e le conoscenze sull’ecologia della specie negli ambienti nativi, un team di ricercatori guidati da Amanda Subalusky dell’Università di Yale (USA) ha provato ad ipotizzare i futuri tassi di crescita e i possibili impatti ecologici e socio-economici che verranno causati da questo “ingombrante” erbivoro, definito dagli ecologi un ecosystem engineer per la sua capacità di alterare profondamente l’ambiente in cui vive, arrivando in alcuni casi a distruggerlo del tutto.
Nel 1981 quattro ippopotami, 3 femmine e un maschio, arrivano all’Hacienda Nápoles, il ranch dove Pablo Escobar tiene la sua collezione di animali esotici. Un piccolo stagno, appena costruito, li attende per allietare le serate del più famoso trafficante di droga del mondo. Nel 1993 Escobar viene ucciso e gli animali vengono accolti negli zoo del paese: tutti tranne gli ippopotami, troppo grandi per essere trasportati.
Negli anni successivi il ranch cade in rovina e gli ippopotami, nel frattempo aumentati di numero (circa 40-60 animali stimati nel 2019), si diffondono nel vicino Fiume Magdalena e in altri corsi d’acqua, arrivando a distanze superiori a 100 km dall’Hacienda Nápoles. Non tardano a manifestarsi gli impatti sugli ecosistemi e le colture e i problemi per l’incolumità delle persone, ai quali le autorità rispondono con interventi gestionali non sempre efficaci, anche a causa del conflitto tra il mondo scientifico, che ritiene indispensabile il loro abbattimento, e il mondo animalista che si oppone.
Quella dell’ippopotamo di Escobar è la storia emblematica di un’invasione “anomala” con un paradosso sullo sfondo: l’areale originario di questa specie, l’Africa subsahariana, è in progressiva riduzione tanto che l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura (IUCN) classifica l’ippopotamo come specie “vulnerabile”, a rischio di estinzione… E in Colombia la popolazione introdotta volutamente da un narcotrafficante esplode e causa danni d’ogni sorta. Paradossi della conservazione della biodiversità.