Le nuove check-list dei pesci e dei mammiferi italiani:
una fotografia in bianco e nero.

Quante sono nel nostro paese le specie aliene rispetto alle specie native di mammiferi e di pesci d’acqua dolce? Due importanti pubblicazioni di sintesi rispondono a questa non facile domanda.

In Italia ci sono 123 specie di mammiferi: una su 8 è aliena.

In Italia ci sono 127 specie di pesci d’acqua dolce: una su 2 è aliena.

Non si può dire che si tratti di una sorpresa. Ma quando si guardano i numeri, impietosi, che certificano il danno che stiamo arrecando al nostro patrimonio di biodiversità, lo stupore si rinnova e la preoccupazione aumenta.

A preoccupare sono i numeri riportati nelle check-list aggiornate dei mammiferi e dei pesci d’acqua dolce italiani, recentemente pubblicate sulle riviste scientifiche Hystrix e Italian Journal of Freshwater Ichthyology, e, nel primo caso, ripresi anche dai media nazionali.

Alla prima lista ha lavorato un team di 21 zoologi coordinati dall’Associazione Teriologica Italiana (ATIt), che ha catalogato 123 specie di mammiferi, 114 terrestri e 9 marini, la più grande biodiversità in fatto di mammiferi del Mediterraneo e una delle più grandi di tutta Europa. La seconda è il frutto di 4 anni di lavoro di 16 ittiologi dell’Associazione Italiana Ittiologi Acque Dolci (AIIAD) che hanno descritto 127 specie di pesci d'acqua dolce, 123 pesci ossei e 4 ciclostomi (le lamprede).

Entrambe le check-list ci mostrano un paese caratterizzato da una biodiversità enorme, testimoniata dalla notevole ricchezza di specie endemiche, cioè specie che vivono solo nei nostri confini e spesso caratterizzate da distribuzioni molto ristrette: 13 nel caso dei mammiferi e addirittura 24 tra i pesci.

Ma a preoccupare sono le minacce a questa biodiversità, prima fra tutte quella delle specie aliene. Nel nostro paese sono almeno 15 i mammiferi (12% delle specie) e 63 i pesci (50% delle specie) introdotti dall’uomo. E i numeri sarebbero decisamente superiori se venissero prese in considerazione anche le specie aliene la cui presenza è sporadica e che non hanno ancora dato vita a popolazioni stabili in natura (23 specie nel caso dei pesci).

La presenza in natura di mammiferi alieni è spesso dovuta alla fuga o al rilascio di individui tenuti in casa come animali da compagnia. Tra loro troviamo ad esempio lo scoiattolo grigio americano Sciurus carolinensis, il tamia siberiano Eutamias sibiricus e il procione Procyon lotor, tutti ritenuti particolarmente pericolosi per la biodiversità nativa e pertanto inseriti nella lista delle specie di rilevanza unionale ai sensi del Regolamento UE 1143/14. Altri mammiferi sono stati introdotti per motivi venatori, come il silvilago Sylvilagus floridanus, o il cervo sika Cervus nippon, altri invece perché un tempo sfruttati commercialmente per la loro pelliccia, come il visone americano Neovison vison e la nutria Myocastor copypus

Per quanto riguarda i pesci, gran parte delle introduzioni è riconducibile all’attività di pesca sportiva, come nel caso forse più noto, quello del siluro europeo Silurus glanis; ma sono segnalate anche introduzioni da parte di acquariofili, come nel caso dei guppy Poecilia reticulata o dei portaspada Xiphophorus helleri, e addirittura introduzioni a scopo di lotta biologica (alle zanzare!), come nel caso delle gambusie Gambusia holbrooki e Gambusia affinis.

È una fotografia in bianco e nero quella che ci restituiscono le nuove check-list dei mammiferi e dei pesci d’acqua dolce italiani. Una fotografia che ci deve rendere consapevoli dell’enorme ricchezza che caratterizza la fauna del nostro paese ma, allo stesso, deve tempo farci riflettere (e poi agire!) su come possiamo “alleggerire la nostra impronta”, riducendo le minacce che noi stessi stiamo portando ad una biodiversità unica e irripetibile.