Unire le forze e intervenire prima possibile. Ecco il messaggio con cui possiamo riassumere il seminario che si è svolto il 14 dicembre a Cuneo presso la Casa del Fiume, sede del Parco Fluviale Gesso e Stura. L’incontro è stato organizzato nell’ambito di Life STOPVESPA, un progetto che dal 2015 si occupa del problema “calabrone asiatico” (Vespa velutina). Originario del Sud-est Asiatico, questo calabrone sta causando grossi danni sia ad attività economiche come l’apicoltura e la frutticoltura sia alla biodiversità. La giornata è stata l’occasione per riassumere le azioni realizzate in questi anni da STOPVESPA e mostrare l’attuale areale di Vespa velutina in Liguria e Piemonte ma anche per fare un excursus sulla sua rapidissima espansione in Italia dal 2012 (anno della prima segnalazione) ad oggi. Periodo durante il quale abbiamo imparato a distinguere il calabrone asiatico dal calabrone europeo e abbiamo scoperto le armi biologiche e comportamentali grazie alle quali la specie aliena sta decimando le popolazioni di api nostrane e di altri insetti (tra cui molti impollinatori) nonché vaste coltivazioni di alberi da frutto.
L’incontro però non voleva limitarsi a mettere un punto sul problema e su quanto è stato fatto ma, anzi, guardare avanti e soprattutto guardare oltre i “confini burocratico-amministrativi” della Liguria e del sud del Piemonte per organizzare e realizzare azioni di contrasto: Vespa velutina non conosce confini ed è per questo che dobbiamo unire le forze e intervenire prima possibile.
Un ruolo cruciale in questa attività dovrebbero averlo le aree protette: come Life ASAP, insieme al progetto “amico” Life PonDerat, ci siamo focalizzati proprio sul ruolo di parchi e riserve nel contrasto alle specie aliene invasive. «Biodiversity matters, la biodiversità è importante – ha detto Luciana Carotenuto, Naturalista della Direzione Ambiente e sistemi naturali della Regione Lazio - e lo è ancor di più nelle aree protette, che per definizione sono il centro di gravità della ricchezza di ecosistemi e di specie endemiche, rare, minacciate di estinzione. È per questo che parchi e riserve devono essere in prima fila nel contrasto all’arrivo e alla diffusione delle specie aliene invasive: devono operare come sentinelle dell’arrivo delle IAS, devono avere piani d’azione già pronti da realizzare non appena ci sono segni di presenza di IAS, devono avere un personale altamente qualificato e preparato ad agire, devono informare i visitatori, i portatori d’interesse e le amministrazioni locali su cosa e come fare».
«Nel Lazio abbiamo coinvolto i dipendenti delle aree protette regionali sia per Life ASAP che per il Life PonDerat. Nel primo caso per la campagna “Informati, pensa, viaggia” presso l’aeroporto di Fiumicino, nel secondo per l’eradicazione del ratto nero da due isole dell’Arcipelago Ponziano. Naturalisti, operatori tecnici, guardiaparco, forti dell’esperienza di anni di lavoro sul campo nelle loro aree protette, sono un serbatoio di competenze e capacità da cui attingere per agire in maniera rapida ed efficace in tutto il territorio regionale – ha spiegato il Naturalista della Direzione Ambiente e sistemi naturali della Regione Lazio Fabrizio Petrassi, sulla base del suo lavoro per ASAP e PonDerat –. Con i dovuti aggiustamenti questo modello può essere riproposto in molte altre azioni di gestione delle specie aliene invasive. Squadre specializzate, task force o comunque si vogliano chiamare, i dipendenti dei parchi e delle riserve sono fondamentali per gli interventi di early warning and rapid response e per il dialogo con il grande pubblico. La nostra esperienza dimostra che tra il dire e il fare non sempre c’è di mezzo il mare».